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Come io vedo la transizione

(Risposta a Amico Antenucci)


Io la seguo, l’ho seguita sempre con molta attenzione e curiosità, più spesso condividendo il suo punto di vista, talvolta no, soprattutto quando con molta enfasi tende a difendere “il mondo politico russo” in maniera eccessiva. Detto questo, in questo post mi ha impressionato, come parla di numero di morti futuri, in termini di miliardi, quando solo non più di un mese fa ne parlava in termini di milioni e questo aldilà della sua puntuale analisi politico/storica. L’ultima mia curiosità : “che fare?”. Anche qui lei tempo fa parlava di soluzioni irrisolvibili, senza che si studi si programmi, ci si organizzi ( tendo a semplificare per brevità,lo capirà! ). Ma chi non è in grado di farlo, di poterlo fare, perché le difficoltà sono tante e non si ha tempo di pensare “al proprio futuro”, ed è la stragrande maggioranza, che cosa fa, delega? E se delega, ripropone una nuova élite, magari che risolve o magari è una nuova classe di dirigenti illuminati che tradisce? E quindi, in quest’ultimo caso…, vorrei fare altre considerazioni, ma già quelle che ho cercato di trasferire al meglio, mi hanno stancato. In ogni caso grazie.

Caro Amico,

capisco molto bene il suo stato d’animo e il suo senso d’impotenza, e d’incertezza. Posso anticiparle che anch’io mi trovo nella stessa situazione. L’unica differenza tra me e lei è che io sono un privilegiato: la mia professione, da anni, è proprio quella di chi può, e deve, cercare le soluzioni o, come minimo, studiare gli aventi su larga scala per capire cosa succede. Cosa che è preclusa, per ovvi motivi, alla grande massa del popolo, che non ha tempo, né basi, per questo. Ciò detto le rispondo per punti e nell’ordine della loro elencazione. 
Primo: io sostengo la giustezza sostanziale della attuale politica estera russa. È vero. Credo che la linea scelta da Putin abbia contribuito a riequilibrare una situazione internazionale che sta diventando tuttavia sempre più pericolosa. Non ripeto cose già scritte ripetutamente su questa pagina. Penso che un Occidente in crisi stia diventando un grave problema per la sopravvivenza dell’umanità nel suo complesso, e che lo si debba contrastare, come stanno facendo, in modi diversi, Russia e Cina. Tuttavia io non difendo, come lei scrive, “il mondo politico russo”. Al contrario sono molto critico verso quel mondo. La politica interna della Russia non è niente affatto buona. Gli interessi oligarchici sono dominanti. Non ci sono stati progressi democratici sostanziali. L’economia ristagna. La corruzione è dilagante e peggiore che ai tempi sovietici. L’intelligencija è in gran parte più filo-occidentale che filo-russa. E questo è un vero guaio per il popolo russo nel suo insieme. E potrei continuare, purtroppo. 
Secondo: sono assolutamente convinto che si stiano preparando le condizioni per uno scontro globale tra l’Occidente, da un lato, e Cina e Russia dall’altro. So di essere in minoranza, anzi molto isolato in questo. Ma ho argomenti molto solidi per pensarla così (il problema è che non mi è permesso di renderli pubblici a causa dell’ostracismo che mi circonda da parte del mainstream). Ritengo che sia una vera e propria stupidità continuare a pensare che, se scontro ci sarà, sarà limitato e non nucleare. È un modo di pensare come se fossimo ancora alla seconda guerra mondiale. Sarà il contrario. E sarà una strage di centinaia di milioni, e poi di miliardi di individui. Perché è evidente la estrema fragilità della società in cui viviamo: non saranno solo le bombe a distruggere il vivere civile, saranno la mancanza di rifornimenti alimentari, il freddo, la fame, l’assenza di trasporti, di medicine, e mille altre cose che ci sono divenute indispensabili e senza le quali centinaia di milioni di persone non potranno sopravvivere. A cominciare dai bambini e dagli anziani. Qualunque scenario di questo tipo prevede la distruzione completa dell’Europa. Chiunque abbia avuto il tempo di analizzare questo insieme di problemi capisce che sarà una tragedia immane. Gli altri vivono in un mondo irreale e saranno le prime vittime. 
Terzo: Su tutti questi temi ho scritto diversi libri negli ultimi anni. Uno di questi ha per titolo: “È arrivata la bufera”. Non posso riassumerlo qui. Si legga, se avrà tempo e voglia, il capitolo dedicato alla “difesa del territorio”, che ho concepito con una risposta strategica di massa alla mostruosità del tempo presente. Aggiungo: uno degli eventi più mostruosi e criminali che vedo è l’introduzione del 5G, e dell'”internet delle cose”. Sarà un massacro e un impazzimento collettivo, che l’umanità affronta senza nemmeno rendersi conto del pericolo. In quel libro ancora non ne parlavo. Adesso mi è chiaro. 
Quarto: penso che ci sia urgente bisogno di una nuova élite intellettuale e morale, composta di uomini e donne che abbiano tre caratteristiche decisive: essere competenti, onesti e coraggiosi. Bisogna che i cittadini li scelgano al posto degli attuali dirigenti e leader, che sono ignoranti, corrotti e vili. E bisogna cominciare a selezionarli e formarli. Ma, per questo, occorre una vasta riforma intellettuale e morale del paese tutto intero. Nel senso che ciascuno deve essere franco con se stesso e chiedersi se davvero il suo comportamento quotidiano sia morale e non corrotto. Perché non si può pretendere dagli altri la correttezza e l’onestà se prima non si è stati capaci di essere corretti e onesti. Tutto questo non si fa in un attimo. Non ci sono scorciatoie. E non è nemmeno soltanto questione individuale. Non si ridiventa onesti in solitudine. Bisogna organizzarsi con altri, scegliersi amici e compagni di strada onesti. Scegliere tra gli onesti, i migliori, i più coraggiosi e i più sapienti. Chiedere loro di condividere il loro sapere, di sacrificarsi e guidare gli altri, educarli e rimproverarli quando è il caso. La vita civile non è e non sarà mai composta di soli diritti. Chi non sa capire che esistono doveri da rispettare dovrà essere considerato con il massimo sospetto. Ricostruire una gerarchia del sapere e dell’onestà. Difficile? Difficilissimo. Chi non è disposto a percorrere questa strada può semplicemente smettere di lamentarsi: infatti finirà comunque nella schiavitù dei più furbi e dei più miopi. E se la sarà meritata.

2 pensieri riguardo “Come io vedo la transizione

  • Egregio Professor G.Chiesa, sarà un anno più o meno che seguo con profonda attenzione ed impazienza lei e lo staff di Pandora TV. Vi ringrazio vivamente nell’aver condiviso la vostra veterana conoscenza in materia politico-militare e filosofie di pensiero, contribuendo alla mia formazione culturale per la vita futura, rafforzando anche radicalmente quella convinzione da sempre latente di un insidioso sospetto al quale vi è al di sopra di tutto e tutti, un inquietante grande fratello onnisciente che in silenzio muove i fili delle decisioni per tutta l’umanità. Come Lei sono sempre più catastrofista e consapevole che quel filo che determina e delimita le menti sane da quelle malate, sia sempre più sottile dove un giorno salterà fuori qualche pazzo guerrafondaio appoggiato da tanti ed innescherà l’inizio della fine. Un teatro che non avrà ne vincitori ne vinti dove l’unica presenza sarà data da un enorme tappeto planetario di morti.
    Parecchi libri come La strada dal quale fu tratto anche il film THE ROAD e pellicole che hanno documentato e trattato tale argomento “il Nucleare Bellico” come: Ipotesi sopravvivenza, The day after del 1983, Thirteen Days e tanti altri su apocalissi nucleari; e nonostante tutto non hanno imparato nulla dalla storia. Di conseguenza saremo destinati a ripetere gli errori del passato. Come una partita a scacchi stanno muovendo i pezzi.
    Oltre a finanziare denaro per la spazzatura televisiva e a celare le verità ben nascoste, spero che le istituzioni investano anche qualcosa nella realizzazione di strutture anti atomiche.
    Concludo scherzosamente sperando solo di non venire a conoscenza della fine del mondo tramite programmi televisivi pomeridiani fatti di gossip e cortile e pollame.
    Distinti saluti le auguro buona vita.

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  • Signor Giulietto,
    sono un cittadino svizzero
    La seguo da un po’ di tempo e volevo farle i miei complimenti per la sua cultura e per tutto quello che ci sta regalando direi vitale per la nostra sopravvivenza futura.
    Proprio in questo sta la mia domanda.. anche se sembra un po’ banale le vorrei chiedere.. in un eventuale guerra nucleare in Europa..
    C’è un posto nel mondo meno a rischio e se si quale..?
    Grazie
    Franco

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