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Via Fani 1978

In realtà sono tutti dei bugiardi e dei complici. Complici di coloro che diressero le operazioni. Non tutti allo stesso modo, come non tutti sono ugualmente cretini.

di Giulietto Chiesa

Abbiamo assistito da poco al quarantennale dell’inizio della fine della democrazia italiana. Abbiamo scoperto che tutti i capi delle Brigate Rosse ancora viventi, sono in libertà. E parlano (alcuni) o straparlano (altri). Come la Balzerani. Quest’ultima, con la sua battuta sulle vittime che sono diventate “un mestiere”, ci conferma che anche i cretini possono fare la storia.

In realtà sono tutti dei bugiardi e dei complici. Complici di coloro che diressero le operazioni. Non tutti allo stesso modo, come non tutti sono ugualmente cretini. Chi più, chi meno, non hanno mai detto quello che sapevano, o che non possono non aver capito in questi quarant’anni (a meno che non siano imbecilli totali e inguaribili a ogni cura). Qualcuno ha detto “scusate”, ma senza capire nemmeno perché avrebbe dovuto scusarsi.

I più silenziosi di questi anni (pochi), sono quelli che sapevano di più. E sono quelli che hanno mentito di più, come Mario Moretti. Loro sapevano, sia perché erano essi stessi gli infiltrati, sia perché, essendo stati infiltrati da altri, fecero i loro calcoli e lasciarono fare.

Perché hanno taciuto e mentito? Per salvare la pelle. Dunque vigliacchi che non hanno avuto né la forza, né il coraggio di riconoscere di essere stati guidati da altri. Il silenzio è stata la condizione per sopravvivere.

Sono stupito e dissento totalmente dalle parole scritte (Il Fatto del 26 marzo) da un magistrato di valore come Gian Carlo Caselli. Che scrive: “Non ci sono elementi sufficienti per dire che le BR furono eterodirette”. Sbalordisco. Ci sono valanghe di prove per affermarlo, a cominciare dal covo di Via Gradoli (di proprietà del Ministero degl’Interni), per finire con le rivelazioni di Pieczenick, di Giannino Galloni. Per continuare con le prove delle decine di depistaggi provenienti da diversi settori dello Stato, dai servizi segreti italiani e stranieri, dalle dichiarazioni dello stesso Aldo Moro prima di venire catturato e ucciso, dal Lago della Duchessa, dai documenti trafugati, dalle sporchissime biografie dei cosiddetti “servitori dello Stato”, tutti iscritti alla P2, alle testimonianze lasciate cadere su chi e quanti spararono a Via Fani, su chi c’era a Via Fani, su quanti erano là a coprire e a sorvegliare che tutto si svolgesse come “doveva svolgersi” e che non erano membri della Brigate Rosse.

A elencarli tutti, questi “elementi”, a confrontarli tra di loro, non si finirebbe più. E sono tutte prove della eterodirezione di quel gruppo di cretini che si chiamarono e vennero ossessivamente chiamati Brigate Rosse. In realtà quel nome fu proprio quello che ci voleva per dirottare ogni indagine, per spaventare la gente con lo straccio rosso, per trasformare un colpo di Stato in una false flag operation in pieno stile.

È certamente vero che alcuni di loro credevano di essere dei rivoluzionari. Tanto più ignoranti e imbecilli erano, tanto più rivoluzionari si credevano di essere. Al punto da non capire di essere stati infiltrati ancora prima di cominciare ad agire.

C’era (continua ad esserci) un solo modo per rievocare adeguatamente gli eventi di 40 anni fa. Spiegare ai giovani di oggi che i potenti, quelli veri, sono molto forti; che non li si deve mai sottovalutare; che il popolo dev’essere capito e rispettato se si vuole fare una rivoluzione in suo nome e con il suo appoggio consapevole. Quelli, che si chiamarono Brigate Rosse (sempre quelli che non erano essi stessi agenti del nemico) conoscevano così poco il popolo da essere convinti che le loro gesta sarebbero state sufficienti a sollevare il popolo italiano. E furono stupiti di scoprire che, mentre assassinavano Moro, nessuno pensava, neppure minimamente, di mettersi dalla loro parte. La loro stupidità piccolo borghese fu addirittura cosmica e, a parte il sangue, comica.

Certo, a partire da allora, anche grazie agli stupidi, i potenti hanno reso più efficaci i modi di portare il popolo dove vogliono loro. Lo fanno e lo faranno con l’inganno e la frode. E, dunque, la seconda regola (dopo quella del calcolo dei rapporti di forza reali) è quella di non assecondarli mentre ingannano le masse popolari. I Brigatisti Rossi non avevano capito nulla, non conoscevano nemmeno queste regole elementari. Invece dell’insurrezione avvenne il contrario: portarono al potere in Italia la P2 e i servi dell’Impero.

Questa è la vera, unica ricostruzione attendibile dei fatti. E, dopo 40 anni, la classe intellettuale dell’Italia, il liquame di quella discarica che prese avvio in quegli anni, è ancora troppo vile per poter dire la verità, dopo avere raccontato frottole per quattro decenni.

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