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La democrazia dei mercanti

Governo e fine della democrazia occidentale: nasce la “democrazia dei mercanti”

di Giulietto Chiesa

L’Italia è improvvisamente salita agli onori della cronaca internazionale grazie al voto del 4 marzo e al terrore del cosiddetto populismo, che si è affacciato prepotentemente sulla scena politica di uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea.

Fino a quel momento, a Bruxelles si pensava che tutto potesse continuare come sempre: governi nazionali già “acquistati” in anticipo, insieme ai rispettivi parlamenti, pronti a svendere la sovranità a istanze superiori prive di ogni vera funzione rappresentativa.


Un voto che ha rotto gli schemi

Il voto italiano ha dimostrato che qualcosa era cambiato profondamente.
Due partiti anti-establishment sono arrivati al governo – dopo una serie di complesse trattative – conquistando una solida maggioranza in entrambe le Camere.

Il risultato è stato così forte da vanificare ogni tentativo di impedirne l’ascesa.
Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo un tentativo maldestro di bloccare la formazione dell’esecutivo, ha dovuto accettare la nascita di un governo definito euroscettico.
Un fatto senza precedenti in un Paese fondatore dell’Unione Europea.


L’allarme dell’élite europea

La notizia ha scatenato il panico in tutta la struttura burocratico-finanziaria che guida l’UE.
Le reazioni, spesso scomposte, hanno mostrato con chiarezza il vero punto di collisione: i popoli possono votare liberamente solo entro i confini prestabiliti dai Poteri.

Quando le scelte popolari superano quei limiti, entrano in azione i mercati, che si arrogano il diritto di stabilire ciò che è accettabile e ciò che non lo è.
È qui che nasce la “democrazia dei mercanti”, un sistema in cui la legittimazione politica non deriva più dal voto, ma dal giudizio delle élite finanziarie.


Il voto non basta più

Alcuni esponenti di questa élite non si nascondono nemmeno più.
Il commissario europeo tedesco Oettinger arrivò perfino a dire che i popoli dovranno “imparare a votare dai mercati”.
Altri si sono spinti oltre, affermando che, in futuro, saranno i mercanti stessi a votare al posto dei cittadini.

Questo scenario rende evidente la fine della democrazia liberale occidentale, che l’Occidente continua a vantare, ormai senza fondamento.

Come ricordava Margaret Thatcher: “There is no alternative”.
Una frase che oggi sembra essere il mantra non solo di Bruxelles, ma anche di leader come Mario Draghi e dello stesso Presidente Mattarella.

Le agenzie di rating, un tempo nascoste dietro le quinte, ora appaiono in prima linea, imponendo decisioni inappellabili.


Una transizione lenta ma costante

Questa trasformazione non avverrà in un solo giorno.
La deriva verso la democrazia dei mercanti è in corso da decenni.

Per un po’ di tempo, il voto continuerà a esistere come rito cerimoniale, utile a mantenere viva l’illusione della democrazia.
Chi si opporrà, chiedendo sovranità reale, verrà minacciato ed escluso dal “banchetto” europeo, costretto a sopravvivere con le briciole cadute dal tavolo dei potenti.


Un popolo inconsapevole

Il popolo, inconsapevole di ciò che accade dietro le quinte, continua a celebrare la Repubblica cantando l’Inno di Mameli e applaudendo i rappresentanti istituzionali.
È lo stesso popolo che ha espresso una maggioranza legittima, ma giudicata “impossibile” dai mercati e dalle banche.

E queste ultime, ormai prive di maschere, sono pronte a smantellare quel governo con ogni mezzo a disposizione, imponendo la loro visione del mondo:
quella della democrazia dei mercanti, dove la sovranità popolare non ha più alcun valore.

(4 giugno 2018)

Articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano

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